Lasciami contemplarti mentre dormi,
non per rubarti il sonno,
ma per diventare complice della notte,
che custodisce in silenzio i nostri segreti.
Quando tu dormi,
la città smette di bruciare nel mio petto.
La tua schiena
conserva il fuoco che non brucia, ma neppure si spegne,
come un lampo che illumina l’oscurità per un istante.
Ti guardo senza toccarti,
come si guarda ciò che è proibito,
quel lampo che divide l’anima in due.
E tu, con gli occhi chiusi,
ridi del mondo,
mentre io, codardo come sempre,
lascio i miei versi sotto il cuscino,
come un bambino che ama troppo e non sa dirlo.
Lasciami guardarti senza essere visto,
come chi si affaccia a un pozzo e trova sul fondo il riflesso dell’impossibile.
Lasciami, anche se non mi chiamerai mai,
conservare il tuo modo di respirare,
per quando non saprò più come amare senza di te.
Perché se ti svegli e pronunci il mio nome,
io non sarò più
colui che scrive,
ma colui che brucia.
Non voglio essere solo un tocco sulla tua pelle,
voglio restare, lasciare la mia traccia
in ogni angolo del tuo corpo.
Non voglio un bacio che il tempo cancelli,
voglio tatuarlo sulla tua bocca,
che mi appartenga.
Non voglio sguardi furtivi,
né silenzi codardi;
voglio che l’aria tremi
quando pronuncio il tuo nome.
Non voglio un amore che si nasconde,
ne voglio uno che ti pieghi,
che ti consumi,
che riduca in cenere tutto ciò che eri
prima di me.
Non voglio solo un’avventura con te,
le voglio tutte, una dopo l’altra,
finché non ricorderai
chi eri prima di me
e resterà solo il dopo di me.
Scriverò il mio desiderio sulla tua pelle:
versi in ogni gemito,
strofe in ogni supplica,
un intero libro con la tua storia
come la mia preferita.